INTERVISTA AL PRESIDENTE ANDREA SIANESI

Fondazione compie venti anni, vi racconto le sfide che ci attendono

Fondazione Politecnico di Milano compie 20 anni e il Presidente Andrea Sianesi ci parla delle novità e delle sfide che verranno affrontate. Con un obiettivo, come ci racconta lui stesso, continuare a crescere innovando. “Nei prossimi venti anni immagino la Fondazione come un pioniere, che apre nuove strade per l’Ateneo, andando verso frontiere inedite dove l’Università non è ancora arrivata”.

Si sta per concludere un anno ricco di novità e cambiamenti. Quali sono stati quelli più importanti per la Fondazione?

La novità più grande riguarda la volontà di dare alla Fondazione Politecnico una più chiara identità. Siamo parte dell’Ateneo e il nostro obiettivo è gestire al meglio le sfide che ci attendono, portando valore all’Università di cui facciamo parte. Abbiamo identificato nelle nostre Operations due aree che hanno il compito di individuare opportunità per il Politecnico di Milano: Imprese e Territori. E altre aree che hanno il compito di esportare le eccellenze del Politecnico: l’area imprenditorialità tecnologica con PoliHub, l’area STEAM e l’area progetti di internazionalizzazione. Accanto a queste, esiste una Business Unit consolidata, che segue tutti i progetti di innovazione digitale per le pubbliche amministrazioni. Abbiamo dato un’identità visibile a queste aree, introducendo dei project leader e abbiamo infine introdotto la figura del vice direttore con delega alla gestione delle risorse umane.

Le risorse stanziate dal PNRR, secondo le stime del Governo, contribuiranno a cambiare il volto del Paese e a farlo crescere attraverso l’innovazione e gli investimenti nel capitale umano. Quale ruolo avrà Fondazione in tutto questo?

Fondazione prende parte in modo attivo ai progetti del PNRR in tre differenti modalità. La prima è la partecipazione alla realizzazione dell’ecosistema dell’innovazione: con MUSA – Multilayered Urban Sustainability Action è stato inaugurato un nuovo modello di collaborazione pubblico-privato, improntato alla sostenibilità economica, sociale ed ambientale degli spazi cittadini. Le quattro maggiori università milanesi l’Università di Milano-Bicocca, il Politecnico di Milano, l’Università Bocconi e l’Università Statale di Milano sono già al lavoro per dare un nuovo volto alla città. Il Politecnico, in particolare, ha la leadership di due aree progettuali e Fondazione assicura il coordinamento delle attività e partecipa con PoliHub al filone progettuale che riguarda il trasferimento tecnologico e lo sviluppo dell’imprenditorialità. Esiste poi una seconda modalità con cui Fondazione ha partecipato al PNRR, dando supporto a un numero elevato di imprese e istituzioni per progetti di innovazione facenti capo al Mise, il Ministero per lo Sviluppo Economico, che sono stati valutati positivamente. Fondazione ha, inoltre, la leadership delle attività amministrative e di management del Centro nazionale per la mobilità sostenibile, un progetto volto a stimolare la domanda e l’offerta su temi legati alla decarbonizzazione, decongestione stradale e mobilità smart. Aggiungo che Fondazione, tramite la Business Unit Innovazione Digitale, si occuperà di attuare tutte le progettualità di sanità digitale che le regioni e le aziende sanitarie pubbliche attueranno nei prossimi anni (cartella clinica digitale, fascicolo sanitario elettronico, telemedicina).

Ricerca e trasferimento tecnologico, un binomio importante che unisce l’Università e il mondo dell’Industria. Che messaggio vuole dare alle imprese che collaborano con noi?

Fondazione negli anni recenti ha messo a punto un format innovativo che è quello del JRP, le Joint Research Platform, tra cui quella dell’idrogeno e delle infrastrutture ospedaliere. La modalità con cui supportiamo le imprese è la gestione di progetti Multiclient con più imprese che condividono il bisogno di realizzare attività di ricerca di tipo trasversale su grandi tematiche, che coinvolgono competenze distribuite su più dipartimenti del Politecnico di Milano. Si tratta di progetti complessi, piattaforme che abbracciano diversi interlocutori: aziende e università. Fondazione ha il ruolo di regista, definendo e valorizzando i contributi dell’Ateneo e andando a identificare le migliori opportunità per soddisfare i requisiti di ricerca applicata espressi dalle imprese.

Qual è la sua idea di internazionalizzazione e quali ambiziosi progetti prevede per uscire dai confini nazionali ed europei?

Da qualche anno Fondazione ha l’ambizione di diventare uno strumento per supportare l’internazionalizzazione dell’Ateneo, andando a sviluppare progettualità in aree e su tematiche che sono sinergiche con quelle svolte al Politecnico. Principalmente sono state realizzate tre grandi attività. La prima, di carattere continuativo, è l’esplorazione di opportunità che arrivano da fuori Europa: progetti con realtà importanti come World Bank e altre grandi istituzioni multilaterali come l’’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO). Poi ci sono i progetti emblematici. Uno di questi è stato Innovation House a Dubai che ha implementato il modello del Fuori Salone in occasione dell’Expo internazionale per la prima volta in un paese arabo. Per 6 mesi è stato fatto un Fuori Expo, con attività satellite rispetto all’esposizione universale. E’ stato un progetto di grande impatto e l’occasione per rafforzare la partnership con alcuni interlocutori istituzionali, Regione in primis, ma anche Assolombarda o imprese come Pirelli, Tecnoprobe e Intesa Sanpaolo. Questo progetto non è stato pensato per esaurirsi con la fine dell’Expo, ma progettato con l’idea di lanciare un seme che permetta poi di assicurare una presenza continuativa del Politecnico e di queste istituzioni nel territorio emiratino. Expo è stata una vetrina, l’occasione di mostrare le eccellenze del nostro territorio e far crescere le attività future che prenderanno piede a partire dal 2023 in un contesto internazionale ricco di opportunità. Infine abbiamo costituito FPM.US, Fellows of Politecnico di Milano USA. Si tratta di una charity, una società che negli Stati Uniti permette di assicurare ai donatori vantaggi fiscali impensabili in Italia, ma che non è pensata solo per fare fundraising presso gli Alumni, che sono più di 2000 oltreoceano, ma anche per essere il veicolo che funga da coordinatore di tutte le attività di ricerca, formazione, trasferimento tecnologico, che l’Ateneo svolge negli Stati Uniti. L’obiettivo è creare una massa comune che, sfruttando i benefici della fiscalità statunitense, possa convogliare risorse che permettano di finanziare borse di studio, tesi e dottorati di ricerca. L’idea è stata quella di costituire una “Fondazione” che diventi lo strumento al servizio dell’Ateneo per gestire e coordinare tutte le attività oltre atlantico.

Il prossimo anno la Fondazione Politecnico di Milano compirà venti anni. Un lungo cammino che intreccia passato, presente e futuro. Quali sfide ci attendono?

Fondazione può permettersi di realizzare questi progetti perché poggia su una storia di successi che dura ormai da vent’anni. Quando è stata costituita, con grande lungimiranza, si è posizionata come un organismo al servizio dell’Ateneo che ha facilitato le tre missioni dell’Università: formazione, ricerca e trasferimento tecnologico. Nei prossimi vent’anni e anche oltre ci aspettiamo, facendo leva sulle grandi progettualità del passato, di continuare a evolvere innovando. Cosa significa questo? Che il ruolo di Fondazione deve diventare sempre più un ruolo sinergico alle attività di Ateneo, portando attività di valore. Andremo a fare progetti dove oggi l’Ateneo non c’è e quindi, con gli organismi multilaterali e fornendo servizi alle imprese con la partecipazione a bandi del Ministero dello sviluppo economico, oppure andando a sviluppare progetti che richiedono una gestione complessa come le joint research platform che puntano su uno specifico tema e necessitano di competenze particolari per le attività di ricerca applicata. Quali novità l’hanno più appassionato e reso orgoglioso del suo mandato come Presidente sino a qua e una che vorrebbe realizzare. Penso che il compito di chi gestisce una istituzione come Fondazione Politecnico, che fa parte di una grande Università pubblica, sia quello di fare tesoro delle risorse di tutti noi e cercare di utilizzare queste risorse non sprecandole, ma generando valore per la comunità e restituendo alla comunità qualcosa di più rispetto a ciò che si è acquisito. Se mi volto indietro, sono soprattutto orgoglioso del lavoro di cambiamento svolto in PoliHub. Oggi PoliHub è una società completamente diversa rispetto a prima. Il suo obiettivo non è l’utile, ma generare valore per la comunità. PoliHub è diventata un’eccellenza grazie a un lavoro molto faticoso di focalizzazione su progetti di core business. Abbiamo avuto il coraggio di lasciar perdere attività che magari potevano avere un impatto per la creazione di utile, ma che nulla avevano a che fare con la missione di un incubatore universitario. Tra i progetti più significativi realizzati, cito la creazione del Fondo con Cassa Depositi e Prestiti che ha fatto diventare Milano l’hub del polo nazionale sulla sostenibilità, oppure il lancio del programma Encubator, il primo programma di accelerazione a livello nazionale sulle tematiche del climate tech. Ma sono anche orgoglioso dei progetti emblematici di Fondazione, quali Dubai o FPM.US e della messa a punto delle JRP. Ed infine in Fondazione Politecnico è iniziato un lavoro di riorganizzazione centrato su un nuovo modello di gestione delle risorse umane basato sulla fiducia piuttosto che sul controllo, che porterà ad una maggiore chiarezza sui ruoli e sulle responsabilità delle persone. C’è una cosa che vorrei fare ed è creare qualcosa di veramente nuovo nel mondo delle STEAM. Stiamo portando avanti progetti interessanti, ma ciò a cui penso è qualcosa di unico che possa avere un forte impatto in quel in quel mondo. Il rimpianto è di non essere ancora riuscito a realizzarlo, ma spero nel 2023!